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I Borromeo a Calonico
(Solo per gli ammiratori di Calonico !)

San Carlo Borromeo

San Carlo Borromeo fu ordinato vescovo nel 1563 e si insediò nella sua diocesi di Milano nel 1565 da dove iniziò l’attuazione dei decreti emanati dal Consiglio di Trento. I principi del Consiglio erano diretti ad un rinnovamento della chiesa, a rispondere agli attacchi dei protestanti ed a rinnovare la disciplina e formazione del clero. San Carlo nel 1565 si trovò dovunque davanti ad una montagna di abusi e disordini: “…et trovassimo che quei paesi erano in malissimo stato perchè I sacerdoti erano uomini scandalosi, apostati…ed avevano concubine in casa con li figliuoli proprii…(Atti p. 3)”. Egli iniziò quindi a percorrere la sua diocesi visitando tutte le parrocchie. La prima visita pastorale nelle Tre Valli è del 1567 a cui ne seguirono altre 4.  

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1) 15-30 ott 1567

2) 4 ago - 4 set 1570 (Con visita inclusa ai cantoni svizzeri)

3) 10-14 dic 1577

4) 3 - 30 ago 1581 (Con visita inclusa a Disentis)

5) 26 lug – 5 ago 1582

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In due di queste visite si ha la documentazione del passaggio di San Carlo Borromeo da Calonico (15 ago 1570 e 10 ago 1581). Nel 1567 San Carlo non visitò Calonico ma Chiggiogna, alla cui parrocchia Calonico a quel tempo apparteneva. Di Calonico si ha solo la menzione del numero di fuochi che erano 40 e della Chiesa di San Martino « adest capella curata S.ti Martini » (Atti, p 30).

Nella visita del 1570, Calonico e la sua chiesa di San Martino vengono menzionati come segue:

"La chiesa di San Martino, appartenente alla chiesa canonica di Chiggiogna, fu edificata su un ripido colle e visitata dall' Illustrissimo Signor (Arcivescovo). Non è molto grande. Non c'è un tabernacolo ligneo... ma c'è una bella pisside. Ci sono due altari vale a dire: il maggiore, sotto con una nicchia intonacata e dipinta... Tre finestre con vetri. - Sopra la porta maggiore c’è, all’interno della chiesa, una grande tribuna. C’è un grande campanile con due campane. - Non c’è una sacrestia. La cura parrocchiale è esercitata da uno dei due rettori della chiesa di Chiggiogna. Vi si celebra la messa ogni terza domenica del mese, da uno dei due parroci, e una volta alla settimana. (Atti p 150)."

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Della seconda visita pastorale del 1581 mancano le note della visita e dunque per la ricostruzione del suo passaggio da Calonico l’autore degli atti di San Carlo, Paolo D’Alessandri, ha usato le « Ordinationes »: ordini specifici per una parrocchia o ordini generali, che una volta ritornati in sede vescovile, venivano scritti alle parrocchie come liste di manchevolezze da rettificare. Ordini per una parrocchia : «  … si faccia fare un bello tabernacolo di legno et sia collocato sopra l’altar maggiore…si comperi una pisside dorata per custodire la Santissima Eucaristica quale sempre si mantenga con la lampada accesa …. (Atti p 54) » e ordini come guida per tutte le parrocchie visitate: « 1. I curati nel battezzare osservino il rito ambrosiano…, 21. Li curati et Cappellani facciano opere che nelle loro Chiese gli huomini stiano separati dalle donne… (Atti, p 161, 162)».

 

L’arcivescovo San Carlo ed il suo seguito preparavano le visite pastorali nel dettaglio. Egli si muoveva sul territorio con molta parsimonia di mezzi: quando la strada era ripida camminava, non portava cibo da un luogo all’altro ma mangiava quello che gli veniva dato come castagne e rape al posto del pane (Atti p.3) e « Egli riposava poco la notte senza cavarsi i panni, di giorno in giorno si mutava luogo et la notte si riposava sopra letti de poveri sacerdoti anco pieni di parassiti (Atti p 278) ».

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Durante la visita alla parrocchia ispezionava la chiesa e la presenza di tabernacolo, altari, reliquie, battistero ecc e suppellettili sacre (Olii vasi sacri, crocifisso, ecc), celebrava la messa, interrogava i preti sulle loro conoscenze, sulla vita privata, ispezionava il documento della loro ordinazione, si informava sulla tenuta dei libri parrocchiali, sul numero di abitanti (fuochi) ed altro. Alla fine della visita fissava le « Ordinationes » (vedi sopra) e richiedeva che queste fossero lette a tutti i vicini.

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La diocesi intratteneva una corrispondenza epistolare con le parrocchie, come nel maggio 1569, quando la diocesi instrui il parroco di Chiggiogna Theofrasto su come procedere a riguardo del « grave errore » commesso da Giacomo di Riva di Calonico e da Margherita de Filippi di Tonza i quali si erano uniti prima del matrimonio: «…vogliamo che tutte le domeniche di un anno stiano ambedue su la porta della Chiesa con una corda al collo et candela accesa in mano, mentre si dirà la Messa, et che il sacerdote che dirà la Messa avvisi il popolo di la causa perché si fa loro questa penitentia ». Si scopri pure che erano parenti di 4. grado e perciò una dispensa fu richiesta a Roma che però non la rilasciò « Stiano per sempre del tutto separati » (Atti, p 106 e 109).

 

Le parrocchie erano anche visitate dal vicario di Leventina, Giovan Basso a quel tempo, che scriveva a San Carlo:  « Nella visita che io ho fatto per ordine del suo Concilio diocesano ho trovato nel battisterio d’Auzonico molti vermi grosi et nella pisside del S.mo Sacr.to della chiesa di Sorij un vermetto con gran quantità di communichini (= Ostie per i fedeli), et a Calonico i communichini busati (=bucati); se gl'haverò per questo d’ imponere qualche penitenza ai Curati desidero che Vostra Signoria  V. S. Illustrissima la prescriva » (Atti, p 342, 1583).

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San Carlo mori il 3 novembre 1584.

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Federico Borromeo

Il successore di San Carlo, l’arcivescovo Gasparre Visconti nel 1594 approvò la fondazione della parrocchia a sè stante di Calonico S. Martino (Archivio patriziale di Calonico).  

 

Federico Borromeo, cugino di San Carlo Borromeo, è il cardinale della peste manzoniana menzionato nei « Promessi Sposi ». Egli divenne arcivescovo di Milano nel 1595 alla morte di Gasparre Visconti e continuò l’opera di San Carlo visitando le Tre Valli nel 1602, 1608 e 1613.  Durante la visita del 1602 dedicata alla Leventina, parti dal San Gottardo per passare da Chiggiogna l’11 agosto e da Anzonico, Cavagnago, Segno e da Calonico il 17 agosto 1602.  Non è chiaro però se da Calonico passò Federico Borromeo o il suo notaio apostolico Cesare Pezzano. Interessante è che Calonico a quel tempo aveva 120 anime suddivise su 25 famiglie di cui 80 « Anime di comunione ». Viene pure menzionato con la sua condotta il parroco di Calonico, Antonio Ceschino, «Molto leggero nei costumi e facile alla risata » (Le Tre Valli svizzere, p 97 e 193, 1602). Forse un parroco che anticipava i tempi ?

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Federico Borromeo mori il 21 sett 1631.

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